Ognuno di noi ha almeno un motivo di cui essere grato.
Quando sentiamo di essere arrivati alla fine,
alla fine di un ciclo, alla fine di una relazione,
alla fine di un percorso, alla fine di un giorno o alla fine di un anno,
accarezziamo il pensiero di rivedere il passato.
In qualche modo, desideriamo rivisitare il fatto e il non fatto,
il detto e il non detto,
gli incontri, gli eventi accaduti e quelli non accaduti.
Ci piace andare a ritroso e fare due conti,
rischiando di rimanere incagliati
in qualche ricordo, emozione, pensiero.
Perché spesso, moltiplichiamo le tristezze e dividiamo le gioie, frazioniamo gli eventi, regalando risultati ad altri,
addizioniamo i sensi di colpa, i ma, i se, i magari,
e non prendiamo in considerazioni alcuna elevazione a potenza, nemmeno se frutto di ineluttabile successo.
Allora ti sussurro alcuni alchemici segreti
per affrontare i periodi di fine, senza calcolatrice,
senza carta, senza penna e senza bilancia.
Lascia andare l'eccessiva autocritica e critica
Lascia andare le parole che esprimono rabbia
Lascia andare le immagini che disegnano rancore
Lascia andare le frasi che iniziano con "non"
Lascia andare le relazioni che hanno bisogno di altre strade
Lascia andare i respiri corti dell'ansia
Lascia andare i pensieri di antichi desideri
Lascia andare le sensazioni che ti attaccano alle cose, agli eventi
Lascia andare ogni goccia d'amore che doni a questo mondo
Lascia andare e stai con ciò che sei.
Alla fine, ringrazia l’anno che hai vissuto.
Semplicemente.
La gratitudine crea gentilezza.
La gentilezza crea serenità.
Marisa Storgato
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