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BENTORNATA PRIMAVERA

Ciclicità, trasformazione, crescita.

Dea Kore

Persefone Kore, la ‘fanciulla senza nome', è nota a molte donne come la fase della vita in cui erano giovani, incerte e piene di possibilità.

Era il tempo in cui aspettavano che qualcuno o qualcosa venisse a dare forma alla loro vita, prima che un altro (qualunque altro) archetipo si attivasse e le facesse approdare a una fase diversa.

Nelle stagioni della vita della donna,

Persefone rappresenta la primavera.

Come la primavera segue ciclicamente al periodo del dissodamento della terra e ai mesi desolati dell’inverno, portando tepore, più luce e rinnovata crescita alla vegetazione, così Persefone può riattivarsi dopo momenti di perdita e di

depressione. Ogni volta che riemerge nella psiche, alla donna ridiventa possibile aprirsi a nuove influenze e cambiamenti.

Persefone è giovinezza, vitalità e potenziale per una nuova crescita. Le donne che hanno Persefone come parte di sé possono rimanere ricettive al cambiamento e giovani di spirito

per tutta la vita.


Persefone: fanciulla e regina degli Inferi


La dea Persefone, che i romani chiamavano Proserpina o Cora, era venerata in due modi, come fanciulla, o Kore (che significa 'giovinetta') e come regina degli Inferi.

Kore era una giovane dea slanciata e bellissima, associata ai simboli della fertilità: il melograno, il grano, i cereali e il narciso, il fiore che la adescò.

Come regina degli Inferi, Persefone è una donna matura, che regna sulle anime dei morti, guida i viventi agli Inferi e pretende per sé ciò che vuole.

Benché Persefone non fosse una delle dodici divinità dell'Olimpo, era la figura centrale dei Misteri Eleusini, che per duemila anni prima del cristianesimo furono la più importante religione dei greci, nei quali si viveva l’esperienza del ritorno, o del rinnovarsi della vita dopo la morte, attraverso la ricomparsa annuale di Persefone dall’oltretomba.



Simbolo della primavera

Persefone Kore, la ‘fanciulla senza nome', è nota a molte donne come la fase della vita in cui erano giovani, incerte e piene di possibilità. Era il tempo in cui aspettavano che qualcuno o qualcosa venisse a dare forma alla loro vita, prima che un altro (qualunque altro) archetipo si attivasse e le facesse approdare a una fase diversa. Nelle stagioni della vita della donna, Persefone rappresenta la primavera.

Come la primavera segue ciclicamente al periodo del dissodamento della terra e ai mesi desolati dell’inverno, portando tepore, più luce e rinnovata crescita alla vegetazione, così Persefone può riattivarsi dopo momenti di perdita e di depressione.

Ogni volta che riemerge nella psiche, alla donna ridiventa possibile aprirsi a nuove influenze e cambiamenti.

Persefone è giovinezza, vitalità e potenziale per una nuova crescita. Le donne che hanno Persefone come parte di sé possono rimanere ricettive al cambiamento e giovani di spirito per tutta la vita.



COSA CI INSEGNA PERSEFONE?

L'immagine di Persefone esprime l'idea della possibilità trasformativa, del cammino che tutti noi dobbiamo compiere per svilupparci.

Le persone più fortunate sono senza dubbio quelle che serbano nel loro cuore un progetto, che custodiscono desideri da realizzare, sogni che solo una radicale trasformazione della loro anima potrà fare diventare realtà. Il discorso può essere capovolto: la nostra possibilità di trasformazione dipende dal fatto che noi siamo o meno in grado di desiderare.

Non sono dunque gli eventi esterni, la buona o la cattiva sorte, ad orientare il nostro cammino, come invece spesso crediamo, ma la direzione ci viene indicata dal nostro "demone interiore".

Potremmo dire che maggiore sarà la forza del nostro demone, maggiore sarà l'ambizione dei nostri sogni, più noi avremo la possibilità di crescere.





SCARICA L'APPROFONDIMENTO COMPLETO CHE HO PREPARATO PER CONOSCERE DI PIU' QUESTA DEA:

IL MITO DI KORE di Marisa Storgato
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Per assaporare il bellissimo mito di Kore attraverso la poesia, ho scelto Emily Dickinson, la poetessa che volle estraniarsi dal mondo e rinchiudersi nella propria camera al piano superiore della casa paterna, a causa del sopravvenire di disturbi nervosi (non uscì di lì neanche il giorno della morte dei suoi genitori) e da una fastidiosa malattia agli occhi. Credeva inoltre che con la fantasia si riuscisse a ottenere tutto e interpretava la solitudine e il rapporto con sé stessa come veicoli per la felicità.

Alla morte di Emily, la sorella scoprì nella camera diverse centinaia di poesie scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo contenuti tutti in un raccoglitore. Nel suo profondo silenzio “di rapimento”, sviluppò una grande sensibilità per i più piccoli aspetti della vita. Certamente, ad Emily mancò la possibilità di stare nella luce per i suoi sei mesi, ma riuscì a trarre l’essenzialità di sé, della sua storia e della vita proprio nei momenti bui.



Quando le luci si spengono
poco per volta ci si abitua al buio
come quando il vicino, sollevando alto
il lume, sigilla il suo addio.
Dapprima i passi si muovono incerti
nel buio improvviso
poi lo sguardo si abitua alla notte
e senza incertezza affrontiamo la strada.
Ed è così nelle oscurità più fonde
in quelle notti lunghe della mente
quando non c’è luna che disveli un suo segno
quando non c’è stella che dentro si accenda.
E i più coraggiosi per un poco brancolano
e battono a volte dritti in fronte
contro il tronco di un albero
ma poi imparano a vedere.
E allora è la Notte che si trasforma
oppure un qualcosa nella vista
che alla Mezzanotte si conforma.
E la vita procede quasi senza incertezza.


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Donne senza Dee: mitologia greca e potere femminile

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