Chi l'ha detto che la consapevolezza ci fa essere buoni e bravi?
Intorno a questa bella parolona, c'è un intero mondo: dalla new age alla spiritualità delle grandi religioni.
Oramai, questo termine è penetrato nelle nostre vite...oggi...più che ieri.
Già, perchè ci chiedono di essere:
- consapevoli dell'ambiente in cui viviamo
- consapevoli del cibo che ingeriamo
- consapevoli dei rifiuti che produciamo
- consapevoli del percorso di fatturazione dei nostri abiti
- consapevoli di tutto ciò che possediamo come ricchezza
- consapevoli di come investiamo in banca i nostri risparmi
- consapevoli dell'aria che respiriamo e del respiro stesso
Ma cosa significa questa parola che ci aspetta ad ogni angolo della vita?
Etimologicamente il termine “cum-sapevole” ci pone davanti all’evidenza che esiste un “sapere con”: il “cum” aggiunge un valore all’atto del “conoscere”. Il valore aggiunto è dato da una conoscenza più profonda. ("La danza incontra la consapevolezza" di Marisa Storgato)
La conoscenza più profonda di "qualcosa" è data da più aspetti di noi...sì, perchè non siamo mai tutta emozione o tutta razionalità. Ci piace variare e ci fa bene essere l'uno e l'altro con tutte le sfumature che ogni esperienza ci riserva.
Ebbene, abbiamo spesso l'idea che essere più consapevoli di qualcosa significhi diventare persone brave e buone, gentili e cordiali, che perdonano e porgono costantemente l'altra guancia, che sorridono sempre, che non dicono parolacce, che assomigliano un angelo terreno...passate questo termine: quasi "anestetizzati dagli eventi della vita".
Vi dò una notizia: NON E' COSI'.
Anzi! Giusto un piccolo esempio: vuoi diventare consapevole del tuo respiro?
Allora eccoti una sintetica ricetta:
Desidera iniziare un percorso spirituale verso l'interno
Perchè non vuol dire star seduti e sforzarsi di respirare profondamente. Vuol dire alzare il sedere dalla comoda sedia del "sono sempre impegnato...oh, non ce la faccio, sono di corsa...caspita, aspetta che guardo l'agenda, potrei essere libero per il 31 febbraio 2021" e inondare di bisogno la vita del desiderio di un percorso interiore che, con molta probabilità, ti romperà l'anima e ti scoccerà e butterà all'aria una parte dei tuoi ideali.
p.s. "percorso spirituale verso l'interno", cioè sei tu il protagonista, non il tuo vicino di casa, il tuo capo, tua moglie... TU. Il percorso richiesto non è verso una città santa, ma è verso il tuo tesoro più grande, chiuso in te a doppia chiave.
I pensieri ti portano al mercato. Tu scegli di rimanere nella tua stanza.
Quando il casino del percorso interiore si fa sentire, è inevitabile che la mente emetta una sirena d'allarme per il tuo corpo, per il tuo cuore e per la tua anima. Ebbene, non essere solo in questo percorso: terapeuti, gruppi di meditazione, amici...potranno esserti di aiuto nel viaggio verso Itaca! Ricorda però: quando torni le cose saranno diverse, si saranno trasformate da bruchi a farfalle (alcune cose..) , altre cose, lasceranno le penne strada facendo. Lasciale andare. Potrai farti un giro al mercato dei pensieri, ma poi tornerai sempre nella tua stanza, viaggerai comunque sempre con te stesso.
Scegli di stare con te.
Più ti alleni, più si allunga il tempo del "stare".
Quando stai lì, stai ogni parte ti te.
Non si diventa subito simpatici, gentili, compassionevoli con la consapevolezza. Quando sei arrivato a stare un po' di tempo in compagnia di te stesso, beh...come dire...ecco che sei in compagnia di ogni parte di te. E noi siamo fatti (letteralmente "fatti") di tanti pezzi di puzzle: alcuni pezzi s'incastrano l'uno con l'altro, altri pezzi fanno parte di altri puzzle, di altre immagini, di altre vite. E questi pezzi a volte sono dolori che riemergono, che puzzano di marcio, mostri personalizzati crudeli, schietti, arroganti, capaci di farti vedere la tua parte peggiore.
Stare ANCHE con loro, è davvero davvero difficile.
Se chiudo troppo gli occhi, mi divorano poichè entrano di più nel mio immaginario e non riesco a dare loro un nome.
Allora, posso fermarmi. Il gran casino c'è.
Sta già urlando: "Presente!"
Accetto che io sono tutto questo.
Mi permetto di scegliere quando agire e quando riprendere il mio percorso interiore. Posso fermarmi e fare il pane, andare al supermercato, piantare semi e fiori, acquistare una t-shirt, cucinare un dolce. Mi permetto la pausa. E' necessaria.
Poi, mi risiedo in compagnia del respiro.
E piano piano, tutto si calma, si quieta, si rasserena.
Magia?
No.
Perchè il lavoro continua: la consapevolezza pretende coraggio, pratica, allenamento.
La consapevolezza esige rispetto per se stessa, elevazione e dignità.
Vuole silenzio e caos, luce e buio, sotto e sopra, dentro e fuori: vuole che gli opposti prendano dimora in noi, senza giudicarli e senza trattenerli se vogliono andarsene.
Quando ti sentirai sufficientemente in ordine, allineato tra terra e cielo, sei arrivato!
Ma ripartirai.
Più avvantaggiato, più saggio, più sicuro della tua àncora: il respiro come prima casa interiore della consapevolezza.
E, ogni respiro sarà come una piccola goccia che delicatamente scende e muove pace circolare a te, agli altri, al mondo.
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