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IMPARARE A LASCIAR ANDARE

Aggiornamento: 1 ott 2021

Aggrapparci a qualcosa è fonte di sicurezza.


Si, ne sono certa:

lo facciamo da quando eravamo piccoli.

Siamo stati aggrappati a mamma e papà, aggrappati per nutrirci di pappa,

aggrappati per sentirci protetti,

aggrappati per sentirci tenuti,

aggrappati per poter far crescere autostima e fiducia in noi.

E poi, ripetiamo questo ciclo quando a nostra volta, da figli diventiamo genitori.


A volte accade che non lasciamo andare dal nostro “essere perennemente figli” .


Aggrapparsi è movimento del corpo e dell’emozione e dovrebbe essere un atto che inizia e finisce.

Se non finisce, qualcosa non ha ben funzionato.


Quante volte il corpo ci urla addosso attraverso contrazioni muscolari di posizioni che continuiamo a tenere nel corpo per poterci mantenere aggrappati!

Sì, a volte è sufficiente un antiinfiammatorio o un analgesico per alleviare il dolore e la sua rigidità.


Lasciar andare non significa non interessarsi, ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri. Lasciar andare non significa fregarsene, ma lasciare che l’esperienza sia consigliera, non le parole. Lasciar andare non è vittimismo, ma la profonda certezza che spesso gli effetti non dipendono da noi. Lasciar andare non corrisponde ad una critica, ma ad un atto di estrema fiducia. Lasciar andare non è imporre nuove catene, ma permettere alla libertà di ognuno di esprimersi. Lasciar andare non è ancorarsi al passato, ma vivere pienamente un nuovo futuro. Lasciar andare non è un atto egoistico, ma è il coraggio di scoprire il nuovo che si svela di fronte a noi. Lasciare andare non è dominio e controllo, ma un atto di fede perché la vita si sveli. Lasciar andare non è cedere ai fardelli della vita, ma credere che siamo nati per uno scopo elevato. Lasciar andare non è soffrire, ma permettere alla gioia di abitare in noi. Lasciar andare non è di domani, ma è di un oggi che aspetta di essere vissuto. Lasciar andare… libera, purifica, migliora… lasciare andare… è accogliere la gioia.
Stephen Littleword

Il passaggio tra il nostro essere bambini e essere adulti ha a che fare con un ponte assai faticoso da attraversare che è l’adolescenza.

In questo attraversamento, siamo chiamati a guardare un po’ indietro alla nostra famiglia, ai loro valori, ai loro modi di pensare, alle loro abitudini e…a dirla tutta, non sono poi il massimo!


Cerchiamo qualcosa di nuovo, qualcosa tutto nostro…siamo sulla strada di una nuova identità.


Scopriremo poi, che la nuova identità è formata da più cassetti contenenti qualcosa di antico, qualcosa di nuovo e qualche altro cassetto sarà vuoto..dedicato alle nuove esperienze.


Poi, diventiamo adulti: se siamo fortunati (anche se al momento non ci sembra una gran fortuna!) la vita ci dà buone opportunità per diventare consapevoli del nostro vissuto e…eccoci che emergono tutte le cose a cui siamo aggrappati da anni.

Abbiamo la responsabilità di prenderne atto, poiché facilmente rimaniamo attaccati all’idea che il nostro interlocutore dovrebbe – e potrebbe – essere diverso.


Perché non possiamo lasciare che gli altri siano come sono?


Così ci perdiamo l’occasione di permettere che le cose siano come sono, che le persone possano esprimere i loro talenti (compresi noi stessi!).


Rimanere aggrappati da adulti può avere due effetti:

1 - Restare protetti e al sicuro da ogni tipo di esperienza della vita (ma …allora…abbiamo imparato ad andare in bicicletta, a pedalare senza rotelle e quindi non rimanere aggrappati al terreno…perdere un po’ l’equilibrio per avviarci e lasciare le braccia forti del papà)


2 - Sanguinare perché la corda che ci lega e alla quale restiamo aggrappati è diventata stretta e il peso dell’uno e dell’altro è oramai insostenibile…come dire che utilizziamo più energia per rimanere lì, saldi, piuttosto che liberarci e camminare fianco a fianco utilizzando le braccia come ali per prendere il volo.


Certo, volare controvento è assai faticoso.


Ci rende più vulnerabili, a volte ci si sente un po’ soli, a volte la paura del cambiamento ha la meglio sul desiderio.


Ma abbiamo possiamo iniziare piano piano: possiamo lasciare le vecchie abitudini che non ci nutrono più, possiamo lasciar andare vecchie immagini di noi e aprirci alla realtà che oggi – proprio oggi – è il primo giorno del resto della nostra vita.

Certamente il nostro passato ha condizionato il nostro presente e in qualche modo lascia delle sfumature per il futuro, ma non siamo totalmente definiti dalle nostre esperienze passate, né dobbiamo aspettarci che la parte più dolorosa della nostra storia si riaffacci ai nostri occhi, come un incubo.


Imparare a lasciar andare significa permetterci di aprire una finestra alla realtà del nostro presente e accettarla per come è.


Rimaniamo radicati in ciò che stiamo incontrando poiché è il miglior modo possibile per prepararci a incontrare il nuovo.



C'è un tempo in cui devi lasciare i vestiti abituali che il corpo conosce e dimenticare il solito cammino che sempre ti porta negli stessi luoghi.
Non importa l'età, il luogo dove sei stato partorito o la casa in cui hai vissuto;

non importa quanto tempo hai impiegato per imparare a camminare e quanto altro tempo ti è stato donato per piantare semi d'amore.
Non importa.

Quel tempo è passato ed è andato bene così.
Oggi è l'ora del passaggio... Ascolta il vento che asciuga i tuoi nuovi vestiti e attraversa la via:
se non osi farlo, resterai sempre lontani da te stesso.
Marisa Storgato
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