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LA DANZA DELL'ANIMA

La Danza Consapevole come espressione dell'Io in relazione al mondo.

La danza come metafora e celebrazione di vita in tutti i suoi aspetti e le sue sfumature. La danza che penetra nei corpi e la danza che nasce dai corpi in movimento. Un doppio fluire in senso biunivoco in grado di pervadere le nostre emozioni e di compiere pozioni magiche tra gli opposti.

Una danza che nasce dal cuore e che si espande nel mondo, capace di stringere tutte le mani, se ognuno stringe quella di un altro.

In questo libro spiego cos’è il mondo della danza meditativa, sacra e in cerchio intrecciate in un'unica danza da me ideata: la Danza Consapevole. In essa si disvelano forme e movimenti, pensieri e immagini, sorrisi e riflessioni che hanno decisamente trasformato, innanzitutto, la mia vita.

Nella lettura del mio libro, troverete parti più tecniche dove vengono specificate etimologie e vari significati: questo perché desidero che la Danza Consapevole, quando è pulsata da parole, siano esse chiare e radicate nei grandi saperi della storia quali psicologia, filosofia, naturopatia, fisica quantistica.

In altre parti troverete un linguaggio più intimo e diretto ad ogni lettore: non è un errore di scrittura o di stampa, ma bensì un accento che vuole arrivare alla parte più artistica e olistica di ognuno di noi.

Tutti i titoli dei capitoli sono coniugati all’infinito: un modo personale per trasmettere l’universo che circonda quest’arte e questo stile di vita; un modo per stimolarvi a coniugare il “vostro” verbo come più vi piace e come vi si addice meglio; anche un modo per mettervi alla ricerca delle tante vie possibili per Danzare, Abitare, Essere, Incontrare, Esprimere, Muovere, Ripetere, Meditare, Concludere o Iniziare.

E’ bello scoprire come la danza possa essere lo strumento con il quale noi facciamo sgorgare un movimento che da “dentro” va verso “fuori” e che quel “dentro” è lo spazio dove abitiamo.

Danzando, ovvero lasciando che il corpo esprima il movimento che va verso gli altri, possiamo sperimentare come l'emozione nasce nella relazione e nel rapporto con l'esterno o con le nostre immagini. Possiamo distinguere alcune emozioni di base, quali piacere, tristezza, collera, paura, gioia, sorpresa che si evolvono in affetti, sentimenti più complessi, sfumano l'una nell'altra e a volte si intrecciano formando quasi dei grovigli inestricabili. Le risposte che noi diamo allo stimolo che ci provoca un movimento interiore che va verso l’esterno, possono essere molteplici: il pensiero logico («mi piace questa cosa perché, mi arrabbio perché ....»), l'espressione muscolare (pensiamo alla mimica facciale come forma privilegiata di espressione emotiva, l'atteggiamento del corpo, le tensioni muscolari), il sistema nervoso vegetativo (sudori, pallori, battito cardiaco, temperatura corporea, ritmo respiratorio), il sistema endocrino, ecc..

Considerando che l’emozione nasce nella relazione, a volte non siamo certi che l’altro senta la risposta come noi desideriamo. Spesso capita che l’altro “percepisca” la risposta, cioè che si lasci attraversare per mezzo dei sensi con l’obiettivo di captare un segnale. Sì, perché percepire e sentire sono diversi: la lingua italiana non è una lingua adatta a descrivere correttamente parole come queste. L’inglese, ad esempio va già meglio. Nella lingua anglosassone infatti esistono due vocaboli distinti, solo per fare un esempio, che traducono il verbo sentire; uno è “hear”, usato per definire l’atto fisico di udire qualcosa con le orecchie, l’altro è “feel”, che invece indica il sentire nel senso di sentimento. Percepire viene dal latino “percipio“, composto dalla particella “per” (attraverso, per mezzo di) e il verbo “capio” ovvero “prendere“, nel senso di “intendere“. Il significato originale potrebbe quindi essere tradotto con “intendere attraverso“. Percepire diventa quindi intendere in sé, nel senso di “lasciarsi attraversare“.

Allora, attraversati dal sentire percependo, diciamo: “Non mi hai capito” oppure “Hai interpretato male”.

Nella danza, il movimento che il corpo decide di far sgorgare verso l’altro subisce filtri di pulizia nel tragitto tra la “casa interiore” dove risiede l’emozione, e l’altro. Sono filtri davvero importanti poiché riportano all’essenzialità il gesto, riemerge la primordialità insita del linguaggio non verbale, e contemporaneamente purifica il gesto e lo rende direttamente accessibile all’altro.

Quando nella Danza Consapevole desidero comunicare con l’altro il movimento che si amplifica respirando, manifesto la profonda unità di psiche e corpo, coinvolgo l’emozione iniziale e la rendo libera nel passaggio tra me e l’altro. Umberto Galimberti, grande filosofo e psicoanalista, definisce così il verbo comunicare:

Etimologicamente “comunicare” significa “mettersi in comune”, stabilire un rapporto con qualcosa che non ci appartiene, per cui “essere con” implica l’esistenza di una distanza, e la volontà di un legame, che sia però in grado di mantenere quella distanza che consente alla comunicazione di non risolversi in un’identificazione.


Quel mettersi in comune non ci proietta all’interno dell’altro, ma definisce sempre più il confine tra me e l’altro favorendo la propria individuazione pur mantenendo e accentuando la volontà di stare con l’altro attraverso la gestualità che a questo punto “presenta” e non “rappresenta” un diverso linguaggio.

Tutto avviene nella semplicità delle gesta che spesso facciamo, ma che perdiamo nella meccanicità della routine.

La comunicazione o la comprensione dei gesti è resa possibile dalla reciprocità delle mie intenzioni e dei gesti altrui, dei miei gesti e delle loro intenzioni, leggibili nella condotta altrui. Tutto avviene come se l’intenzione dell’altro abitasse il mio corpo o come se le mie intenzioni abitassero il suo.


Il successo di questo libro LA DANZA INCONTRA LA CONSAPEVOLEZZA non sarà il numero di copie vendute, ma il numero di volte che vi direte: “Sarebbe bello danzare!”. Per questo motivo, vi invito a leggere con curiosità, ma ancor di più a iniziare un percorso articolato in almeno quattro serate o due seminari. Si, perché la Danza Consapevole non si prova: è necessario immergersi per assaporare e gustare ciò che unisce cuore, corpo, mente e scoprire o riscoprire quanti meravigliosi talenti ogni nostra parte custodisce in sé.


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