Lettera ad un figlio
Per il tuo bene ti bacio sulla fronte ogni volta che la luna fa vedere la sua faccia invisibile o visibile e ti rimbocco le coperte dei sogni invocando fate, stelline e angeli che ti facciano dormire al sicuro da neri ricordi e indefinite paure; ti prendo per mano ogni volta che un nuovo giorno si apre alla vita e prende dimora una luminosa luce ai nostri occhi.
Per il tuo bene ti preparo latte e biscotti immergendoci il polpastrello del mignolo sinistro... quello che porta le emozioni dritte al cuore e sentire se il latte è caldo al punto perfetto perché tu te lo possa gustare.
Per il tuo bene ti lavo e ti vesto con i colori e i giochi della vita guardando l’espressione del tuo viso e cercando di catturare dai tuoi occhi ogni singolo piacere.
Per il tuo bene, crescendo, ti metto lo zaino per la scuola in spalla all’ultimo secondo per risparmiarti i pesi della vita e far in modo che la tua schiena, ancora giovane, abbia il tempo di irrobustirsi.
Per il tuo bene attendo il tuo saluto sia esso di voce o di sguardo, fino a quando non varchi la porta dell’apprendimento e inizi il tuo percorso di comprensione intellettuale.
Per il tuo bene corro al lavoro in tutta fretta…non perché sono in ritardo ma perché desidero rivederti presto e vorrei far scorrere le lancette dei secondi più velocemente.
Per il tuo bene preparo cibi saporiti di amorevolezza, pizzichi continui di si e no , pentole calde di racconti ed esperienze, terrine di fresche emozioni, dolci sfornati appena in tempo tra alternanza di silenzi, sorrisi, parole, immagini.
Per il tuo bene mi siedo accanto a te mentre inserisci nel tuo contenitore numeri in numero e numeri in palline e fiorellini, mentre scandisci con la voce e la penna la parola "ca-sa".
Per il tuo bene, quasi instancabilmente, continuo a stare davanti a te. Poi, piano piano mi sposto accanto mentre raggiungi la mia statura e possiamo guardarci dritte dritte negli occhi e dirci la gioia di fare shopping insieme e allo stesso tempo, la rabbia e la delusione per aver approdato in rive non comuni e a me sconosciute.
Per il tuo bene rallento e mi sposto dietro: ma il mio sguardo si alza fino a quando non ti vede più all’orizzonte.
Ti osservo camminare mano nella mano con un’altra persona, ti osservo come abbracci, come sorridi, come prendi la tazzina del caffè e come incroci le gambe seduta in ristorante.
Poi, scopro di dover riprendere il mio bene.
Per il tuo bene, mi voglio bene.
Capita un po’ di disorientamento…vedo offuscato, non riconosco più molte persone, riguardo il mio corpo invecchiato.
Mi riprendo.
Inspiro. Espiro.
Chiudo gli occhi:
voglio ascoltare il ritmo del mio cuore.
Sì, è cambiato dall’ultima volta.
Sembra a volte più lento e a volte più veloce.
Sembra cambiare di posto, a volte sulla gola e a volte, silenzioso, sul petto.
Ma non si è rimpicciolito.
Il cuore…quello sì, è rimasto grande grazie a te.
Decido di abbracciarmi.
E non è un abbraccio vuoto,
ma colmo dei miei errori e delle mie fatiche,
colmo delle mie lacrime e dei miei sorrisi, dei piaceri e dispiaceri, delle mie parole e dei miei silenzi, delle mie scelte e delle nostre scelte,
delle cose che non ho potuto decidere e che mi hanno insegnato strade nuove,
dell’amore eterno per i miei genitori e dell’amore eterno per il papà,
dell’amore inestinguibile per te e dell’altrettanto amore per me stessa.
Prendo contatto con la terra.
Ho bisogno di ringraziare
e m’immagino come un filo di perle tra le profondità della terra e la grandezza del cielo.
Ogni perla, un atto di gentilezza e di amore nella mia vita.
Caspita, è una collana infinita!
Allora, grazie!
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